America Live In Verona
America Live In Verona
Verona, 31 Marzo 2009

Foto di Maurorex

L’occasione di tornare ad ascoltare gli America dal vivo e per giunta nella nostra città era troppo ghiotta perche il Sismic Rock Team potesse lasciarsela scappare. E così, carichi di speranze per un concerto che ci facesse rivivere i fasti di questa band che con il suo sound molto “easily listening” ha furoreggiato a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80, abbiamo timbrato anche questa volta il cartellino appollaiandoci nella confortevole piccionaia del Filarmonico. Teatro gremito ma non sold out, palco privo di qualsiasi effetto speciale, gli ingredienti per una serata di sola e buona musica c’erano tutti.

Purtroppo le attese sono state parzialmente deluse. Gerry Beckley e Dewey Bunnell si sono presentati sul palco alle 21.17 unitamente ad altri tre elementi (batteria, basso e chitarra elettrica) ed i primi tre brani, tra i quali, ahimè, la ben nota “You can do magic”, sono stati devastati da un’amplificazione demenziale, con volumi troppo bassi e voci indistinguibili, questo almeno dalla galleria…

Riuscire a sbagliare l’amplificazione in un teatro, e per giunta in un teatro come il Filarmonico è da autentici “geni” del mixer…dico questo perché non è la prima volta che assisto a concerti al Filarmonico dai piani alti, ma mai mi era capitato di incorrere in uno scempio simile…sembrava quasi che suonassero in un acquario.

Fortunatamente la situazione è migliorata durante il concerto dove il duo anglo-americano -Bunnell è di cittadinanza inglese, Beckley statunitense, ma li lega il fatto di essere figli di padri americani, militari in servizio presso una base USA vicino Londra, e madri inglesi – ha sciorinato senza soluzione di continuità ampia parte del proprio repertorio.

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L’amalgama vocale dei due non si discute, e ci mancherebbe altro, dopo quasi quarant’anni insieme, così come la qualità della band di supporto, dove spicca soprattutto il chitarrista. Tuttavia il concerto è stato gradevole, ma, almeno a mio giudizio, privo di adrenalina, di quel qualcosa in più che un’esibizione live dovrebbe regalare. Qui invece, come in un juke –box, i brani sono filati via lisci, senza arrangiamenti particolari (salvo per Sandman nel finale), raramente superando i 4 minuti per brano…. Inutili in quanto non memorabili nell’esecuzione le cover di “All the lonely people” dei Beatles e di “California Dreamin” dei Mama’s & Papa’s ( e qui un amico mi fa notare che i nostri Dik Dik la fanno decisamente meglio… condivido),

Fortunatamente i nostri ci hanno deliziato con Survival, Tin Man, Sandman ( a mio giudizio il brano meglio riuscito, o comunque che più ha emozionato per aver, unico, visto la band regalare qualcosa in più)… Sandman appunto è stato l’ultimo brano della scaletta programmata. Uscita, chiamata sul palco ed ecco i nostri offrire il bis che tutti aspettavano, la celeberrima “Horse with no name”, anche questa però eseguita con lo spirito dello studente che si accontenta di strappare un 6 quando invece potrebbe dare di più….applausi scontati, attesa per il 2° ed almeno 3° bis ed invece…..Bye Bye. 84 minuti non uno di più di show. Pochi. Troppo pochi.

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E qui si apre un’amara riflessione. D’accordo, la qualità deve prevalere sulla quantità. Ci mancherebbe. Ma ormai i cachet di questi artisti e di conseguenza i biglietti dei loro spettacoli, hanno raggiunto livelli tali che anche il profilo quantitativo non può essere trascurato. Insomma, chi spende 40-50 o più Euro per un concerto, ha diritto ad un minimo “sindacale” di musica garantito. L’amico – che è poi colui che vi regala le splendide foto del concerto – ha amaramente constatato che mentre i nostri Gerry & Dewey guadagnavano la via dei camerini,

Qualcun altro era ancora a metà del proprio show….ed ogni riferimento al Boss era puramente ..voluto! Come a dire che la carta d’identità non c’entra, ma c’entrano il cuore e la voglia di regalare un po’ di sé stessi al pubblico. Insomma un concerto buono, non memorabile, ma non pari alle attese.

Fortunatamente il mio sguardo punta già ad est…..Udine, 23 luglio, Stadio Friuli…..

Magari i suoi dischi non saranno più quelli di un tempo, ma dal vivo il Boss e la fida E Street Band sanno come regalare adrenalina ed emozioni in quantità.

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