Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli
Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli

Ciaccole con gli autori

San Pietro In Cariano, 17 marzo 2012

Foto di Claudia Iacopozzi

Metti una sera di primavera precoce, a qualche decina di chilometri da casa, in un teatro di un paese della Valpolicella, grazie alla sempre vigile ed attenta efficienza del cognato, che si riesca ad andare a sentire IL MITO (o uno dei miti) del cantanti-autori di sempre : Francesco Guccini.

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Metti che quella sera, invece di sentirlo cantare come succede da quarant'anni a questa parte, lo senti presentare un libro assieme ad un altro guru della cultura italiana : Loriano Macchiavelli, giallista di razza. Metti che il libro che hai appena letto(Malastagione, scritto dai due) ti è anche piaciuto, perché parla di montagna, di animali, di storie e persone "de na òlta", di ambienti che stanno sparendo....insomma ti intriga. E ti intriga proprio il fatto di sentirlo parlare, quel Guccini che segui da anni! Oddìo, non che non sia loquace anche quando suona e canta, anzi!

Però il suo vocione, la sua proverbiale erre moscia, le altrettanto proverbiali doti di affabulatore e chiacchierone non càpita spesso di sentirle seduti comodi, in una sala gremita, con un filo conduttore come può essere appunto un libro, e un "socio" che lo ha scritto con lui. Tant'è, stasera il Guccio ce lo godiamo così : seduto tranquillo, bottiglia di amarone davanti, ironico e ciarliero come sempre...come nei "live", insomma !

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E' proprio un bel goderselo, questo personaggione che viene accolto da un boato di applausi anche nel pur austero e clericale teatro Don Mazza di San Pietro In Cariano. Il Nostro è da diversi anni che affianca all'attività di cantastorie anche quella di "canta-Giàlli". Con Loriano Macchiavelli ha scritto una serie di libri gialli ambientati sui monti dell'Appennino tosco-emiliano, con protagonisti prima il maresciallo dei carabinieri Benedetto Santovito, poi il forestale Marco Gherardini, giovane cresciuto su quelle montagne. Attorno, una serie di personaggi che assomigliano a tanti delle nostre contrade : vecchi cacciatori, osti e ostesse fin troppo chiacchieroni, reduci di guerra, montanari selvatici e poco propensi al dialogo, fanfaroni da bar, saggi anziani.

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Insomma, una realtà antica, magari andata, ma fatta di cose e persone vere e di carattere. I due autori, accompagnati dalle rispettive consorti ("Raffa, mi sembri la perla di Labuan" dice il Guccio alla moglie quando le consegnano un omaggio floreale), vengono premiati con "Ilcorsaronero", titolo letterario che l'omonima associazione valpolicellese assegna ogni due anni a chi si distingue per la letteratura avventurosa, istituito in memoria di Salgàri. Si parla di tante cose stasera, a ruota libera sul valore della lettura e su quanto poco si legga in Italia, sulla montagna che, citando un passo scritto da Guccini "esige le sue vittime e il suo sudore", sugli scempi e le speculazioni che portano via terra e cultura...il tutto, però, senza la retorica del "quanto stavamo bene" o del "si stava meglio".

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L'Appennino descritto (e vissuto, visto che entrambi sono montanari) non è una montagna ricca o facile, tutt'altro. In passato è sempre stata povera, dura, molto poco romantica e letteralmente abbandonata dalla sua gente nei decenni delle grandi emigrazioni. Come da noi, anche in Appennino i paesi si sono svuotati e la gente se n'è andata via. Sembra di rivedere Vestena quando Guccini cita i dati di sessant'anni fa : il paese di Pàvana contava cinquemila abitanti agli inizi del Novecento e millequattrocento adesso.

E' buona l'occasione anche per sentire i due su come si possa stendere un romanzo a quatto mani e a distanza, ognuno con le proprie idee e stile. "Le donne, nei libri le vuole Loriano mentre io no, perché ci vuol la storia d'amore...son difficili da gestire" "Guarda che questa frase l'hai scritta tu, Francesco!Te lo ricordi, vero?" Che forti che sono! Ti vien da ridere al solo guardare il Guccio che rimane perplesso dopo l'introduzione del presentatore di turno ..."speriamo di uscire da questa serata un po' migliori di come siamo entrati"...risatona generale, kappaò tecnico per il presentatore.

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Ma il Francescone non ruba mai la scena a Macchiavelli, anzi. I due gigioneggiano, si pigliano per il culo l'un con l'altro, ed è di Macchiavelli proprio la discussione più interessante riguardo la scrittura come strumento di protesta. Il giallista è una sorta di ficcanaso curioso che, proprio per questo, va a scavare nel torbido, si interessa di cose nascoste ai più e spesso, rimestando nella cacca, solleva inevitabilmente tanta puzza.

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Vi consiglio, a tal proposito, di leggere il suo "Strage", romanzo sulla strage di Bologna censurato nel 1990 e ripubblicato di recente da Einaudi! Da restar col fiato sospeso per la verosimiglianza di persone e situazioni! Insomma, la serata trascorre piacevolissima tra gags e discorsi semiseri. Le ore volano e bisogna davvero dirlo : Guccini è Guccini su qualsiasi palco si trovi!!

C'è anche lo spazio per le domande, ma chi le fa mai le domande in pubblico? E sì che ne avrei davvero tante da farne...soprattutto una che mi ronza nella testa da un po' di tempo e mi fa anche paura... Con Claudia e Nicola, ci avviciniamo per l'autografo sul libro e ho il tempo per fargliela :

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"Francesco, quand'è che torni a suonare a Verona"?!

"Eh eh...mah....forse mai"!

"Eh dài...."

"Ma mi sono rotto...baahhh"!

"Dài Francesco!Tieni botta"!

"Ehehh...vedremo"...

Porca vacca, o meglio "Vacca d'un cane", per citare un suo libro!! Sarà mica davvero intenzionato a mollare il chiodo?!

Un brivido mi scuote la schiena...effetto del "giallo"?!

n.b.un GRAZIE enorme a Nicola che ha procurato i biglietti, a Claudia arrivata da distante e un "alla prossima" a Valeria, sperando si ripresenti l'occasione per andare a sentirlo assieme!

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