Neil Young Day
Neil Young Day

Club Il Giardino, Lugagnano, 7/11/2014

Foto di Franco Massalongo e Nicola Lonardi

La tanto attesa serata acustica ed elettrica dedicata a quel solitario bisonte canadese rockettaro è finalmente arrivata. Quattro gruppi, due acustici e due elettrici, pronti a farci assaporare pezzi indimenticabili di Neil Young spaziando sui suoi diversi album ma concentrandosi tendenzialmente sugli anni settanta.

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Ascoltando quattro gruppi nella stessa sera, non stiamo certo a fare classifiche su quale sia stato il più bravo, carismatico o somigliante, ma viene spontaneo fare un minimo di confronti per rendere meglio l'idea di cosa abbiamo ascoltato e come.

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Il gruppo che apre il concerto è quello dei "Carry on", che conosciamo anche per la loro presenza al Vestenastock 2012; gruppo acustico di Verona che esegue cover di CSN&Y. Per l'occasione hanno preparato una scaletta quasi tutta younghiana. Come primo brano hanno proposto "Are you ready for the country?" dell'album "Harvest". Tra una battuta e l'altra del cantante Teo Ederle, le canzoni scorrono piacevoli, cristalline, ben eseguite sia strumentalmente che vocalmente assieme all'altro chitarrista Francesco Palmas. Seguono "On the way home" e "Cowgirl in the sand". L'armonica di Antonio Canteri, microfonata con diversi effetti è da brividi. Così si prosegue sulla malinconica "Helpless" per tornare poi nell'album del '72 con "Old man" e "Words".

"Vecchio, guarda la mia vita, somiglio molto a come eri tu. Vecchio, guarda la mia vita, sono ventiquattro ma ce ne sono ancora tanti" (Old Man).

Chiudono con una spettacolare "Carry on", canzone di CSNY che dà il nome al gruppo. Un'ottima performance che verrebbe voglia di rivederli presto sul palco del Vestenastock...

Segue il gruppo padovano Topanga che propone brani tra il rock e il punk...

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L'inizio non è confortante, con una "Crime in the city" un po' urlata, un po' messa lì a grandi linee... sarà che il cantante era influenzato, sarà che la chitarra non aveva il sound adatto... Attendo speranzoso le canzoni successive. Tuttavia, a parte il fatto che non ho riconosciuto la seconda (cosa assai grave), si prosegue su una versione elettrica di Winterlong accettabile (con seconda voce aggiunta, un componente degli Youngs), quindi l'accesa "Burned" per ritrovarsi a sbattere contro una delle sacre canzoni del Loner, che mai avrei pensato di sentire in versione elettrica: "After the Goldrush" lanciata a bomba, perdendo di vista il significato della canzone. Stento a capire qual è l'ultima canzone... per rendermi conto che si tratta di un'altra rivisitazione elettrica di una drammatica e struggente canzone originariamente acustica, "The needle and the damage done". Un po' insoddisfatto dal secondo gruppo.

"Ho visto l'ago e il danno compiuto, in ognuno c'è un po' di questo, ma ogni junkie è come un sole che tramonta" (The needle and the damage done).

E' quindi il momento dei "Go to Neil", gruppo trevigiano in versione acustica con seconda voce femminile. L'impatto è subito positivo, con "Birds" in apertura. All'inizio della seconda canzone,

"Captain Kennedy", entra in scena al basso Tolo Marton che accompegnerà il gruppo fino alla fine della scaletta. "Human highway" scorre perfetta nella sua semplicità e apre le porte alla splendida voce femminile.

Seguono "Look out for my love" sempre dell'album "Comes a time", "Powderfinger", l'ottimistica "Don't let it bring you down" e due pezzi dall'album "Tonight's the night", ovvero la magica "Albuquerque" e la canzone che dà il titolo all'album. Ottima performance, per arrivare quindi ai fuochi d'artificio dell'ultimo gruppo. Si torna infatti all'elettrica con The Youngs.

"Viene un tempo in cui sei alla deriva e viene un tempo in cui ti sistemi" (Comes a time).

Il gruppo di Reggio Emilia infiamma l'atmosfera con "Ohio" e "Southern Man" ed è subito grande spettacolo. Le movenze del cantante Giampaolo Corradini riprendono alla perfezione quelle del grande Neil, ma soprattutto la loro musica mette tutti d'accordo.

Questo gruppo non può non piacere e anche la successiva "Cortez the killer" strappa grandi applausi. La sorpresa arriva poi in "For the turnstiles" cantata questa volta da Davide Cocconcelli, in veste anni '70, che aveva precedentemente accompagnato i Topanga in "Winterlong". La voce graffiante, le luci soffuse, il capello lungo e i baffi di Charles Bronson rendono tutto molto suggestivo.

Si prosegue su altri pezzi pescati qua e là, perle younghiane che fa sempre piacere riascoltare: "Look out Joe", "On the beach" e "Revolution Blues". Chiudono infine con una delle prime canzoni di Neil Young, tra le più conosciute, "Down by the river".

"Il mondo gira, spero non se ne vada" (On the beach).

Per chiudere, tutti a fare festa, sul palco i componenti dei diversi gruppi a cantare "Rockin' in the free world" e "My My Hey Hey".

Grande serata, avanti così ricordando sempre "Rust Never Sleeps"

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