Battiato e Alice al Palageox
Battiato e Alice al Palageox

Palageox di Padova, 26 febbraio 2016

Foto di Nicola Lonardi (1-5) e Mauro Regis (6-14)

Ancora una volta tocca raccontare di una trasferta in quel di Padova nel meraviglioso Palageox per raccontare di un concerto che avrebbe avuto ben più degna e consona cornice nel nostro Filarmonico. La ferita sanguina pensando che l'idea del Tour che da una vita i fans di Battiato e di Alice attendevano è nata proprio a Verona, in occasione del concerto in Arena di Battiato insieme ad Antony cui prese parte anche Alice.

Quel Tour insieme che il percorso artistico di entrambi avrebbe reso naturale si realizzasse ben prima di adesso, è arrivato a compimento dopo una gestazione lunga quasi quarant'anni.

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Alice e la compianta Giuni Russo rappresentano le due creature artistiche della premiata ditta Battiato- Giusto Pio, satelliti rimasti sempre nell'orbita del genio etneo, spesso autore di pezzi per i loro album, ma che ad un certo punto hanno iniziato a percorrere orbite sempre più marginali. Se la carriera, il talento e la voce innaturale di Giuni Russo ci sono stati sottratti da una morte prematura, Alice invece ha deciso di seguire un percorso sempre più di nicchia, ritirandosi dallo star system e da quella Milano che ne rappresentava il simbolo, nella quiete, riservata come la sua gente, del Friuli.

Il pubblico affezionato non l'ha mai abbandonata decretando il successo degli album di volta in volta pubblicati ma solo in occasione dell'ultimo Samsara offerti ad una degna dimensione live.

L'attesa era tanta ed è pertanto naturale che le ventiquattro date del Tour con l'amico e mentore di sempre abbiano fatto registrare un pressochè totale sold out.

Accompagnato dalla Ensemble Symphony Orchestra (più o meno una ventina di elementi) diretta da Carlo Guàitoli al pianoforte, da Angelo Privitera alle tastiere (questi storici e fidatissimi collaboratori di Battiato), da Antonello d'Urso e da Osvaldo di Dio alle chitarre (quest'ultimo già con Alice nel tour di Samsara e con Cristiano de Andrè negli ultimi Tour), da Andrea Torresani al basso e da Giordano Colombo alla batteria, è stato Franco Battiato ad aprire il concerto con una versione strepitosa de "L'era del Cinghiale bianco".

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L'orchestra e soprattutto gli archi riportano alla dimensione di Battiato che il pubblico, ed il sottoscritto, dimostra di apprezzare di più, quella degli arrangiamenti immortali di Giusto Pio. Erano i tempi del Battiato con occhiali scuri e codino che cantava seduto su un tappeto orientale con alle spalle già la chioma bianca del maestro trevigiano Giusto Pio a dirigere l'orchestra.

Ora la chioma bianca è quella di Battiato, al tappeto si è sostituita la sedia (i quasi 71 anni bisogna ammettere che si vedono tutti) e a Giusto Pio si è sostituito Carlo Guaitoli impegnatissimo a suonare il pianoforte e a dirigere gli orchestrali. Ma il risultato è un tuffo al cuore dei ricordi.

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La canzone ha l'effetto, ovviamente voluto, di scaldare immediatamente un pubblico che non aspettava altro, la batteria di Giordano Colombo è veramente energica, e balza subito all'... orecchio la strepitosa perfezione del suono (rarissimo trovare un concerto dove già dalla prima canzone il suono sia regolato con tale pulizia e nitidezza), tutto merito di un altro storico sodale della premiata ditta, vale a dire Pino "Pinaxa" Pischetola.

Battiato sembra quasi imbarazzato dalla copiosità degli applausi che sembra quasi voler stoppare per introdurre "Lo spirito degli abissi", il secondo inedito tratto dal recente triplo antologico "Le nostre anime", canzone che compiaciuto dice essergli riuscita molto bene.

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"No time no space" dall'inconfondibile intro al sintetizzatore a ricordare dell'amore di Battiato per l'elettronica, ha visto forse l'unica vera defaillance della serata, con una primo ritornello cantato completamente fuori tempo (e dire che Battiato utilizza da sempre la classica ed antiestetica cuffia da studio durante i concerti...). Peccato veniale compensato dalla bellezza del brano e recuperato nel prosieguo.

La lisergica "Shock in my town" ha chiuso un'intro particolarmente energica per lasciare spazio all'inedito guida dell'ultimo album antologico, "Le nostre anime". Brano con il quale Battiato ha riallacciato un più che evidente filo con la produzione e gli arrangiamenti passati, tanto è vero che è palese la somiglianza musicale del brano con "Cafè de la Paix". Un brano dove forse Battiato chiede troppo nel finale alla propria voce, soprattutto nella riproposizione live del pezzo.

"Povera patria" è un brano che lascia sempre a bocca aperta per l'attualità di un testo rabbiosamente dolente scritto nel 1992 sull'onda delle terribili stragi di mafia che assassinarono Falcone, Borsellino e le loro scorte. Uno spettatore dietro di me si lascia scappare un "dovrebbero farlo diventare il nuovo inno nazionale". Si ascolta e si soffre pensando che a dispetto di quanto ci viene quotidianamente propinato, è proprio vero che "la primavera tarda ad arrivare".

Dopo aver proposto "La Chanson de Vieux amants" di Jacques Brel in parte tradotta ed in parte in lingua originale Battiato ha calato due "carichi" imprescindibili come "La Stagione dell'Amore" e "La Cura", vale a dire l'Amore a 360°, inseguito, sofferto, sperato, sprecato, riconquistato e poi accudito e protetto. Applausi scroscianti ed è subito Alice.

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Accolta dal caloroso abbraccio di Battiato, Alice di bianco vestita si è presentata dispensando classe e charme a profusione. Decisamente la Signora Bissi porta i suoi oltre sessant'anni in modo splendido e la voce è ancora un incanto capace di una estensione dai toni bassi alle tonalità più alte che poche vantano. Alla tastiera Alice è partita con l'intensa "Dammi la mano amore" per poi passare alla più recente (da Weekend, l'ultimo album) "Tante belle cose".

La batteria incalzante e l'inconfondibile intro della tastiera di Privitera hanno portato in sala "Il vento caldo dell'estate", brano celeberrimo scritto da Battiato e Giusto Pio così come l'ancor più celeberrima "Per Elisa" con la quale Alice sbancò Sanremo nel 1981. A significare un legame artistico lungo un'intera carriera, Alice ha poi cantato "Veleni" scritta da Manlio Sgalambro (il filosofo catanese recentemente scomparso che dalla fine degli anni 80 divenne il vero ispiratore di tutte le produzioni di Battiato) e da Battiato e contenuta nell'ultimo album Weekend per poi cantare la meravigliosa "Il sole nella pioggia", title track dell'album uscito nel 1989.

Dopo due set autonomi finalmente arriva il momento della vera reunion sul palco che parte con un brano da pelle d'oca quale "Nomadi" scritta da Juri Camisasca originariamente per Giuni Russo ma poi cantata da Alice e successivamente anche da Battiato. Brividi autentici.

Reso omaggio allo scomparso Claudio Rocchi con "La realtà non esiste", è arrivata l'apoteosi con quella "Prospettiva Nevskji" scritta ed interpretata originariamente da Battiato, che poi Alice fece propria nel 1985 con "Gioielli Rubati", album omaggio al "guru" catanese.

Con il quarto atto del concerto Franco Battiato ha decisamente premuto l'acceleratore delle emozioni regalando al pubblico i brani più belli dell'album-mito "la Voce del Padrone": in rapida successione si è partiti con "Summer on a solitary beach", seguita dalla meravigliosa "Gli uccelli".

Dopo "Segnali di vita" sono bastate le prime note ed un cenno del Maestro per far riversare tutto il pubblico sotto il palco a cantare a squarciagola "Cuccuruccucu" "Centro di gravità Permanente " e "Bandiera Bianca". Per cantare "Sentimiento nuevo" Battiato ha voluto nuovamente Alice accanto a sé. Breve uscita e poi i bis introdotti dalla poco conosciuta "Io chi sono" (da "Il vuoto" del 2007).

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E' seguito poi un breve siparietto con il pubblico che cercava di convincere Battiato a cantare, manco fosse un juke box, una delle decine di titoli sparati a casaccio. Alla fine il Maestro ha ceduto cantando "L'animale" (dalla scaletta di altri concerti è poi emerso come normalmente avesse eseguito "E ti vengo a cercare") per poi omaggiare la propria sicilianità con "Stranizza d'ammuri".

La bellissima locandina del concerto riprendeva la copertina del singolo "I Treni di Tozeur" con il quale Battiato ed Alice parteciparono nel 1984 all'Eurofestival a Lussemburgo. Battiato (molto più fluente nel canto che nel dialogare con il pubblico) ha nuovamente scherzato con il pubblico e con Alice, nel frattempo giunta sul palco per il gran finale, raccontando di come fossero stati convinti a questa esperienza dai loro produttori, convinti che i due, già noti all'estero, fossero in grado di raccogliere i voti provenienti dalle giurie di tutti i paesi europei e trionfare.

Battiato ridendo racconta di come ad un certo punto la classifica fosse tremendamente sconfortante con il brano, meraviglioso e per nulla in linea con il pop trash tipico della manifestazione, relegato in fondo alla classifica, e riportato poi al conclusivo e dignitoso quinto posto da una improvvisa infornata di voti proveniente dai paesi del nord Europa.

Che dire di più? Un concerto meraviglioso, musicalmente ed acusticamente perfetto, dove forse Alice ha trovato meno spazio di quanto fosse lecito aspettarsi, e dove personalmente ravviso un peccato di omissione per almeno tre-quattro pezzi (ad esempio, perché non inserire in scaletta quella "Chanson Egocentrique" effettivamente cantata assieme?).

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Vero che il repertorio del Maestro è di una vastità smisurata e la selezione è ardua, ma è anche vero che non c'è scritto da nessuna parte che un concerto debba durare due ore o poco più (qui due ore e un quarto e nessuno si lamenta, ci mancherebbe).

SCALETTA:

BATTIATO
1- L'era del Cinghiale bianco
2- Lo spirito degli abissi
3- No time, no space
4- Shock in my town
5- Le nostre anime
6- Povera patria
7- La chanson des vieux amants
8- La stagione dell'amore
9- La cura

ALICE
10- Dammi la mano amore
11- Tante belle cose
12- Il vento caldo dell'estate
13- Per Elisa
14- Veleni
15- Il sole nella pioggia

BATTIATO + ALICE
16- Nomadi
17- La realtà non esiste
18- Prospettiva Nevskji

BATTIATO
19- Summer on a solitary beach
20- Gli uccelli
21- Segnali di vita
22- Cuccuruccucu
23- Centro di gravità permanente
24- Bandiera Bianca

BATTIATO + ALICE
25- Sentimiento nuevo

BATTIATO
26- Io chi sono
27- L'animale
28- Stranizza d'ammuri

BATTIATO + ALICE
29- I treni di Tozeur

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