Teatro Ristori di Verona 21 gennaio 2013
Foto del concerto di Maurorex
Dopo che una bronchite l’aveva costretta a rinviare il concerto inizialmente previsto per il 10 dicembre, la Signora Carla Bissi da Forlì (per solleticare l’orgoglio di Claudia…), universalmente nota come Alice, è approdata nella splendida cornice del Teatro Ristori, gioiello autentico restituito alla città dalla Fondazione Cariverona, per il suo Samsara Tour, dal nome dell’ultimo album che ha visto il ritorno alla pubblicazione di brani inediti dopo ben tredici anni da “Exit” (nel frattempo era uscito tre anni fa “Lungo la strada Live”).
Per la verità l’assenza da Verona di Alice non durava da molto tempo, visto che si era esibita in un bellissimo concerto acustico nella cornice della piazza di Valeggio sul Mincio nell’ambito della rassegna Verona Folk di due anni fa con il solo accompagnamento dell’eccellente Alberto Tafuri.
Questa volta invece Alice era accompagnata da una band composta da Osvaldo di Dio alla chitarra (già apprezzato nel tour di Cristiano de Andrè), Marco Guarnerio alla chitarra, tastiere e programmazioni, Andrea Viti al Basso e Nik Taccori alla batteria.
La scelta del raccolto teatro Ristori e non del più ampio Filarmonico si è rivelata azzeccata visto che
non tutti i circa 500 posti del Teatro sono andati riempiti.
Alice sicuramente paga una scelta artistica particolare che l’ha vista volutamente eclissarsi dalla grande ribalta dove precocemente era esplosa grazie all’inaspettata vittoria del 1981 a Sanremo con Per Elisa, per ricercare un percorso personale (il ritiro in Friuli Venezia Giulia abbandonando Milano) ed artistico sempre più di nicchia, che conseguentemente ha lasciato il suo ricordo indelebile solo nello zoccolo duro dei fans, ma che certo non l’ha resa nota alle giovani generazioni.
Che il teatro fosse però pieno di estimatori di Alice pronti a farsi nuovamente emozionare da una voce di rara estensione, capace di saliscendi da brivido concessi a poche, lo si è capito fin dalle prime note di “Tempo senza tempo”, brano che ha aperto il concerto ed uno dei gioielli di quello scrigno prezioso che resta “Il sole nella pioggia”, probabilmente il miglior album in assoluto dell’artista forlivese.
Il palco è estremamente sobrio, nessuna scenografia, solo giochi di
luce ed immagini ad alta definizione e ad alto tasso di raffinatezza
sullo sfondo.
Come prevedibile il concerto ha dato ampio spazio all’ultimo album, “Samsara”, buon lavoro dove spiccano tre –quattro brani, anche se privo di un pezzo trainante e capace di scaldare i cuori come i vecchi successi.
A “Nata ieri”, scritta da Tiziano Ferro, hanno fatto seguito quelli che io ritengo i due migliori brani di Samsara, “Orientamento” e “Morire d’Amore”, nuovo omaggio alla figura di Giovanna d’Arco dopo quello che Francesco De Gregori aveva scritto per Fiorella Mannoia (che, guarda caso, ha la stessa età di Alice).
Samsara ha visto il ritorno anche del sodalizio artistico che ha lanciato prima e consacrato poi Alice, quello con Franco Battiato. “Eri con me”, ovviamente scritta insieme al “guru” Manlio Sgalambro, è brano che rispecchia l’ultimo Battiato, lontano dalle vette inarrivabili e dalla musicalità che quel genio di Giusto Pio sapeva regalare alle elucubrazioni mentali del neo assessore alla cultura della Regione Sicilia.
Per rendere il confronto più stridente Alice ha eseguito subito dopo “Chan-son Egocentrique”, a dare una prima scossa ad un pubblico non certo avaro di applausi, ma che aspettava di scaldarsi con i brani memorabili del passato.
Finalmente anche la band ha avuto la briglia un po’ sciolta, soprattutto Osvaldo di Dio, forse un po’ sprecato per un concerto così “composto”.
Il tuffo nel passato è poi proseguito con l’omaggio all’altro artista che ha avuto gran parte nel successo di Alice, Juri Camisasca, del quale sono state eseguite le toccanti “Nomadi”, “L’era del mito” e “Il sole nella pioggia” tratte dall’omonimo album.
Se c’è un aspetto del concerto che francamente mi è piaciuto poco, è stata l’assenza del supporto delle tastiere, dal momento che per la maggior parte dei brani l’unica tastiera che Marco Guarnerio ha utilizzato è stata quella del Macintosh aperto di fronte a lui. Vero che le sonorità di Samsara sono particolari, ma proprio il concerto di Valeggio dove ad accompagnare Alice c’era un tastierista eccellente come Alberto Tafuri, fa storcere il naso sulla scelta di affidarsi in modo così esagerato al campionatore. Per non parlare dell’unica vera scelta infelice della serata, l’esecuzione di un brano, “Come il mare”, che nell’album è cantato insieme al suo autore, Mino di Martino, utilizzando anche nel live l’artificio di far cantare il fantasma di Mino di Martino, non presente sul palco, grazie alle magie del computer. Tutto questo è lontano dal mio modo di concepire un live. Nessuno ti obbliga ad eseguire dal vivo tutti i brani di un nuovo album, fortunatamente Alice di frecce al proprio arco ne ha molte, non si comprende perché utilizzare quelle meno adatte alla esecuzione dal vivo.
Foto con autografo di Nicola Lonardi
La pur doverosa critica certo non svilisce il valore assolutamente sopra gli standard di questo concerto, ma una “Visioni” o quella “Messaggio” che ahimè risulta aver cantato in altre piazze ma purtroppo non a Verona, al posto di questa esecuzione dal sapore un po’ finto, sarebbero sicuramente state più appropriate.
Diversi sono stati i brani già eseguiti a Valeggio sul Mincio riproposti anche al Ristori, come ad esempio “La recessione” tratta da una poesia di Pasolini, “A’ cchiù bbella” poesia di Totò messa in musica dall’indimenticata Giuni Russo, altra musa di Battiato, e la splendida “Il contatto”, brano scritto proprio da Alice e suonato personalmente alla tastiera. Non è fortunatamente mancata nemmeno la sempre emozionante “Anin a gris”, canzone-poesia in dialetto friulano di rara bellezza ed intensità.
Dopo il toccante omaggio a Lucio Dalla e ad uno dei suoi brani più intensi, “Il cielo”, in una versione efficace e raffinatissima, è toccato a “Prospettiva Nevski” rapire il teatro.
Dopo un concerto giocato sull’atmosfera, sui toni soffusi, sulla dimensione onirica e poetica, i bis sono stati un’esplosione di energia per un ritorno alla Alice prima maniera. Al pubblico ormai accalcato sotto il palco Alice ha regalato due versioni tirate a palla de “Il vento caldo dell’estate” e di “Per Elisa”, entrambi opera della premiata ditta Battiato-Pio, che hanno esaltato una voce ancora straordinariamente integra e potente nonché le potenzialità di una band che nel concerto è tenuta un po’ in sordina.
Applausi a scena aperta alla fine, si spera nel terzo bis, invece Alice esce da sola dalle tende del sipario per ringraziare e salutare.
Ora speriamo solo di non dover attendere altri tredici anni per un nuovo album