B.B.King & Joe Cocker
B.B.King & Joe Cocker

Lucca Summer Festival, 15 luglio 2011

foto prese dal web

Ecco quando val la pena farsi i kilometri per un concerto…anzi due in una sola serata!

Due leggende, due epoche, due stili, due approcci diversi ma simili alla musica del Diavolo!!

Siamo in quattro, stavolta, e la strada per Lucca è tutto sommato rapida e piacevole. Caldo bisso ma poco traffico, tantissime ciàcole in macchina (ma quanto sono pettegoli gli uomini quando ci si mettono?!), arriviamo in zona giusto il tempo per farci spennare davanti ad una bistecca di carne chianina e un paio di bocce di Morellino. Non si rivelerà purtroppo essere l’unica spennata del weekend ma, se ce ne fosse bisogno, ci insegnerà una volta di più che i toscani son dei gran furbi e quello che hanno lo sanno vendere bene(per loro) e caro (per noi)!

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La serata nella bellissima Lucca è comunque arieggiata, Piazza Napoleone è al solito stupenda (ci eravam venuti con Bruno cinque o sei anni fa a vedere Peter Gabriel), stracolma di gente davanti a un palco da urlo.

I presupposti per una serata coi fiocchi ci sono, e non verranno smentiti né delusi.

Inizio ore 21.15 circa, preceduto da una band di ultra65enni, su note degne di una festa hollywoodiana, con tanto di presentatore che lo annuncia come “The Only King of Blues”, accolto dal boato del pubblico sale sul palco un pezzo di Storia : Mr. B.B King, classe 1925!!

Eccolo qua, padrone assoluto del palco e icona di oltre mezzo secolo di blues e non solo! Fa venire i brividi solo a guardarlo!

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Simpatico, gigione, pronto a salutare tutti, sorridente come non mai, con la band dietro che lo spalleggia (4 fiati, basso, batteria, chitarra, organo, nove con lui), un buon quarto d’ora di giuste ovazioni ed intro, un accenno al “nostro” Frank Sinatra, poi le note della sua Lucille salgono in alto.

Cosa si può dire?

In tutta sincerità, e la solita opinione personale, non penso si possa pretendere chissà cosa da un uomo di ottantasei anni. Come lui, solo Compay Segundo ed Ibrahim Fererr, la banda del Buena Vista Social Club han suonato così tanto e fino a tarda età.

Le note ingranano con calma, si riconoscono “Everyday I have the Blues”, la band spinge verso la fusion (a dir la verità, neanche sempre ben sincrona tra ritmica e fiati, probabilmente tra loro sul palco non si sentivano benissimo), il Nostro eroe si limita a poche note, al suo classico trillo che, quando c’è, fa sbavare per il desiderio di poter anche solo toccare la Lucille…chitarra dalla voce unica!!

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E nel frattempo lui chiacchiera, manda baci, si gode il giusto tributo del pubblico, lascia posto volentieri alla band, sciorina applausi e smorfie e, quando canta, lo fa veramente bene! Ecco, se c’è qualcosa che non ha perso smalto è proprio la sua profonda voce, nera e roca al punto giusto!

La sequenza finale è spettacolare : You are my sunshine, Rock Me Baby, The Thrill is gone sono tre gemme, con la band in gran spolvero! Lui fa quel che può, canta comunque con gran vigore e tanto divertimento.

Nel finale “When the Saints go Marchin’in” saluta calorosamente il pubblico, abbraccia tutti e annuncia Joe Cocker. Rispetto, stima ed emozione per un Padre, un Maestro, uno che ha insegnato il blues a chi è venuto dopo di lui…cioè praticamente tutti!! Cambio di palco, alle 22.40 circa sale sul palco Lui, il Leone di Sheffield, l’eroe di Woodstock : Joe Cocker, classe 1944!

Intro da panico, voce subito a bomba, le iniziali Hitchcock Railway e Feeling Allright scatenano subito il delirio tra la gente! La seconda in particolare è subito un ruggito! Per certi versi si ripete quanto visto al concerto di Rod Stewart: la differenza la fanno le gnocche!

Gnocca la bassista che costituirà l’impalcatura sonora assieme al batterista (mai troppo invadente, note profonde senza troppo virtuosismo, classe da vendere), strafrìttole le due coriste Caffè e Latte (una nera dalla voce soul/Skin degli Skunk Anansie, l’altra bianca come un lenzuolo ma che faceva sesso da matti, più usignolesca…comunque frìtola da postarla incòsto a un cofano).

W le donne, insomma! Penso che anche il buon B.B.King abbia avuto una grande invidia della figàggine che ha circondato il set del suo amico!

La musica c’è, attenzione! E càspita se ce n’è!

Un polistrumentista percussioni-sax tenore-fisarmonica, batteria solida con un rullante in grande evidenza,pianoforte, organo(Mike Finnigan, compare di tour di Crosby e c.!)chitarra elettrica giusta e mai di troppo, e la SUA VOCE!!

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Sì, la sua voce è un ruggito, un grugnito, un succo alla carta vetrata che diventa dolcissima su “You are so Beautiful”, dinamica su “Summer in the City”, esplosiva su “Come Together”, allegra su “She came in Through the Bathroom Window”, nera come la pece su “Unchain My Heart”, romantica e sognante su “Up Where We belong”…

….è vero, sono canzoni non sue e la triade beatlesiana è la sua punta di diamante. Ma sono belle, cantate bene e con una passione unica. La band lo segue nel suo gesticolare (Zucchero, hai copiato anche qua eh?! Furbacchione!!), ubbidisce ai suoi comandi sui finali e lo spinge letteralmente verso una gran performance.

E’ in formissima, Joe Cocker, e si sente! L’immagine da “bruciato” lasciata ad imperitura memoria a Woodstock ha ceduto il posto ad un professionista serio, quasi troppo “english” , come avesse l’intenzione di far un po’ perdere le tracce di quel che è stato.

Ma è solo una sensazione : l’urlo finale di “With a Little Help from My Friends” …beh…ragazzi, quello è ancora lo stesso e fa venire i brividi da capo a piedi! E’ il massimo, il punto in assoluto più corale, più rock, più carico di groove dell’intera serata!

La sensualità di “You Can Leave Your Hat on” non ha eguali e trasuda dalle coriste in primis, che si contorcono e dimenano come non mai!

Seguono i bis di “Cry me a River” e “High Time We Went” , degna conclusione a un’ora e quaranta (toh!Solo dieci minuti più di Mellencamp) di gigantesca performance live!

Gente fraccata sotto il palco in totale adorazione, lui che ringrazia, sorride, salta e tiene banco per un altro po’ con la promessa finale: We will come back, torneremo!

Benon, Grande Joe!

Se torni in zona, fai un fischio che corriamo!

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