Filippo canta Ivan Graziani
Filippo canta Ivan Graziani
Viaggi e intemperie Tour

Club Il Giardino Lugagnano, 27/10/2012

Foto di Nicola Lonardi e Maurorex

La dritta era arrivata qualche mese fa leggendo una appassionata recensione di Andrea Scanzi (Il Fatto Quotidiano) di un suo concerto. Seguendo da tempo Scanzi e trovandomi spesso d’accordo con i suoi giudizi, spesso taglienti, ma onesti e privi di sconti anche verso gli amici, avevo sperato che si presentasse l’occasione di vedere Filippo Graziani esibirsi dalle nostre parti con il suo concerto dedicato all’ indimenticabile (ed invece purtroppo spesso dimenticato) padre Ivan, morto il primo gennaio del 1997 a causa di un tumore.

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L’occasione si è presentata sabato 27 ottobre nel miglior posto possibile, il Club Il Giardino di Lugagnano, piccola ma preziosa sala (un garage trasformato mirabilmente in concert hall) gestita da iper appassionati di musica, dove un concerto si trasforma in un’esperienza, soprattutto se, come anche questa volta (sempre devoti, caro Mauro!) si ha la fortuna di poter assistere al concerto praticamente con le gambe sul palco a non più di un metro dall’artista.

“Un figlio che canta il padre può suscitare malinconia o reiterare una magia. La seconda che ho detto” . Così Andrea Scanzi nella home page del sito di Filippo (www.filippograziani.it) . Come di recente Cristiano De Andrè ha deciso, con un tour spettacolare, di riproporre le canzoni del padre, come nessun altro ha saputo fare, così ha deciso di fare Filippo. Opera ancor più meritoria visto l’oblio calato immeritatamente su Ivan Graziani, artista forse troppo poco schierato e quindi “tagliato fuori” da un modo di classificare i cantautori a partire prima di tutto dall’impegno socio politico prima che alla qualità musicale. Con un filo rosso che lo unisce a Cristiano De Andrè: la figura del regista Pepi Morgia, garanzia assoluta di uno spettacolo realizzato con eleganza e privo di inutili orpelli.

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Posta ormai alla fine di un tour protrattosi lungo tutta l’estate, la data di Lugagnano ha visto Filippo esibirsi in versione acustica, priva del supporto del fratello Tommy alla batteria e di Marco Battistini al basso. Ad accompagnare Filippo i soli, si fa per dire, Bip Gismondi alla chitarra, steel guitar ed al flauto e Carlo Simonari alle tastiere, fisarmonica e chitarra. Entrambi a chiudere il cerchio della memoria in quanto fedeli compagni di viaggio del padre nelle tournee.

Né io né i miei fidi compagni di concerto lo avevamo mai sentito cantare. Ed il passo dalla curiosità all’emozione è stato breve, il tempo che finisse il riff di chitarra introduttivo della prima canzone e la bocca si avvicinasse al microfono. Ci siamo guardati tutti negli occhi. Quella voce unica, inconfondibile, una sorta di falsetto naturale, che caratterizzava il padre, era di nuovo lì, ad un metro da noi a cantare la splendida “Fuoco sulla collina”.

E subito si è capito che pur se acustico il concerto avrebbe sprigionato un’energia rock ugualmente intensa, grazie alla bravura dello stesso Graziani e di Bip Gismondi alle chitarre, che in alcuni momenti ha fatto dimenticare che si stesse suonando “senza spina”.

Il sogno “ingenuo, romantico e fesso” di Fuoco sulla Collina ha lasciato spazio alla meno conosciuta Navi. Filippo non solo è vocalmente identico al padre (e, non la si prenda come una bestemmia, forse superiore) ma è straordinariamente bravo come chitarrista, forte di una “gavetta” che lo ha portato a New York a fare da head liner in diversi club.

Il concerto vuole rendere omaggio alla produzione del padre nella quale la pubblicazione dell’album PIGRO nel 1978 assume un ruolo decisivo. Di quell’album praticamente perfetto infatti si ricorderanno quasi tutti i singoli, tra i quali Sabbia nel deserto, canzone che beffardamente contiene in sé un riferimento a quella che quasi vent’anni dopo sarà la malattia che porrà prematuramente fine alla vita di Ivan: “e l’inquietudine mi cresce dentro come un cancro”.. mentre descrive la vita di uno squattrinato artista di provincia che si barcamena tra alberghi ad ore ed esibizioni deludenti.

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Filippo ha dato al tour (e all’album contenente la rivisitazione delle canzoni del padre) il nome di un album del padre, Viaggi e Intemperie, dal quale è tratta anche Olanda, canzone che contiene uno dei temi più cari ad Ivan Graziani, la malinconia per un amore finito.

Se il pubblico che aveva riempito la sala era già emozionato e coinvolto, a far decollare definitivamente il concerto ci ha pensato una della canzoni manifesto di Ivan Graziani, Prudenza Mai, una sorta di autobiografia in forma di canzone, dove Filippo ha giocato a coinvolgere il pubblico ottenendo una risposta a dir poco entusiastica che ha fatto capire alla band che il feeling con il pubblico ed il contesto erano quelli giusti per emozionare ed emozionarsi allo stesso tempo.

Agnese e la sua inconfondibile melodia sono state un tuffo al cuore, prima della scarica di adrenalina di una Radio Londra tirata come un pugno allo stomaco, altro gioiello estratto da Viaggi ed Intemperie.

L’atmosfera frizzante è proseguita con Taglia la testa al gallo sorta di filastrocca intrisa della dimensione magica legata alla cultura popolare, a testimonianza di un forte attaccamento di Ivan Graziani alle proprie radici, di quella provincia abruzzese (Ivan Graziani era nativo di Teramo) che ancora oggi ricorda ogni anno Ivan Graziani con il premio Pigro, rassegna di due giorni ospitata in una azienda vitivinicola, dove si esibiscono artisti emergenti.

Limiti parla della difficoltà di accettarsi per quello che si è, che porta spesso ad un senso di frustrazione e di delusione soprattutto in campo amoroso. Solo comprendendo ed accettando i propri limiti un uomo riuscirà a domare quel suo “stupido cuore” e a diventare un “Signore negli affari di cuore” .

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A chiudere la prima parte del concerto è stato un medley tra “Solo Arte” e “Lucetta tra le stelle” che Filippo ha affidato ai propri compagni di viaggio Carlo Simonari e Bip Gismondi, bravi non solo con i rispettivi e molteplici strumenti, ma anche localmente.

Dopo una doverosa ed indispensabile birretta a placare la gola secca ed il caldo della sala affollata, il concerto è ripreso con un altro tuffo al cuore, quella Lugano Addio che rappresenta con Firenze i brani cui più è legato il ricordo di Ivan Graziani.

E sei così bella è una canzone di rara bellezza e dolcezza, una autentica dichiarazione d’amore dedicata alla moglie dove l’ironia che contraddiceva i testi spesso taglienti di Ivan Graziani inserisce anche la meno convenzionale frase “e sei così scema, che più scema non c’è….”

Fedele alla dimensione melodica e contemporaneamente all’anima profondamente rock del padre, Filippo ha alternato queste due dimensioni durante il concerto con grande sagacia. Ecco allora che dopo i due brani melodici è arrivata la scarica di ritmo e di sferzante ironia di Pigro, geniale e caustico atto di accusa verso quegli intellettuali snob tanto bravi a predicare bene ed a razzolare male nel loro privato, forti di una cultura di facciata priva di qualsiasi aggancio alla realtà. Filippo ha introdotto la canzone precisando come l’arrangiamento iniziale – una sorta di introduzione in stile Simon & Garfunkel di Mrs. Robinson – fosse quello adottato dal padre nelle ultime tournee.

Monna Lisa, la storia dello sgangheratissimo tentativo di furto del celeberrimo dipinto è arrivata con il suo rock deciso a chiudere il concerto ed a precedere quelli che avrebbero dovuto essere i bis.

Ormai coinvolti a tal punto e visibilmente estasiati dal clima creatosi, i tre virtuosi non hanno nemmeno provato a far finta di uscire per farsi richiamare per i bis….che dalla scaletta che troverete fotografata avrebbero dovuto essere tre ed invece sono praticamente raddoppiati a richiesta.

Dada è una canzone semplicemente meravigliosa, storia di una donna coraggiosa che lotta per salvare la propria compagna dalla droga, finendo vittima di chi invece le voleva schiave di quello schifo.

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Maledette malelingue rappresenta di fatto l’ultimo successo di Ivan Graziani, il suo ritorno a Sanremo con un brano tagliente, scomodo, contro il perbenismo di facciata e le chiacchiere che distruggono.

Isabella sul treno introdotta da un virtuosismo di Bip Gismondi alla steel guitar con l’effetto di un treno che entrava nella sala come in una stazione, è arrivata con la sua aria sbarazzina e fresca. Poi le richieste anche di chi scrive sono state esaudite ed è partito l’inconfondibile riff de Il Chitarrista, con quell’introduzione (“Signore è stata una svista abbia un occhio di riguardo per il suo chitarrista”) celeberrima.

Con Firenze (canzone triste) il concerto si è chiuso con una spontanea e sentitissima standing ovation e la commozione del trio sul palco.

Il Giardino poi offre la possibilità di fermarsi a bersi tranquillamente una birra con chi fino a pochi minuti prima era sul palco. E lì è emerso lo stupore che pervade anche gli artisti quando si ritrovano ad esibirsi in un contesto così coinvolgente.

E’ bello avere la sensazione di aver ricevuto tanto e di aver regalato emozioni a chi ce le ha regalate. Il Giardino offre anche questa possibilità.

Un concerto superbo, in un posto dove un vero appassionato di musica non può mancare di mettere piede. La speranza (ma a dire il vero sarebbe arrivata la promessa) è di un ritorno di Filippo questa volta con la band al completo!

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