E sto viaggiando
Cercando la chiave
Per sentirmi libera
Quando mi càpita di muovermi di casa, mi accorgo una
volta in più che a spostarsi non è tanto il fisico, quanto
la testa.
Ormai il viaggio è diventato per me molto più di un
passatempo, è proprio un’esigenza di vita, un periodo
in cui mi stacco dal quotidiano, dal “solito”,
dall’abitudine, dal tran-tran, per immergermi in
momenti, luoghi, spazi che mi ricarichino le batterie.
Lo puoi fare anche sotto casa, non è che occorra andare
chissà dove, alla fine.
Ma io sono fortunato perché ho parecchi compagni di
strada, più di qualche amico che come me condivide la
passione per le partenze e che, di tanto in tanto, sente
uno strano prurito sotto ai piedi…
….è ora di andare!!
Arrivato settembre ci siamo trovati, il mio amico Enrico ed io, quasi in contemporanea con ancora
diversi giorni di vacanza da fare e la voglia di partire.
Eccoci quindi in sella alle nostre bici, munite di tendina, sacche laterali dove cacciare dentro quel poco
che si può (e che comunque costituisce buona parte del nostro guardaroba anche a casa), prenotare un
volo su Granada, bassa Spagna, più precisamente Andalusia…e poi?
E poi boooohhhh!!!
La bici: mezzo di trasporto che più libero non si può,
anarchico, semplice, tutto sommato poco costoso
rispetto a quello che si riesce a cavarne fuori in termini
di salute fisica e mentale, costituisce il giusto
compromesso tra l’andare a piedi (stupendo ma lento)
e i mezzi a motore (più veloci ma senza poesia).
Via, dunque, per un vero e proprio viaggio che ci ha
catapultati da un paesino all’altro di questa calda, accogliente, viva, cortese, spontanea regione della
Spagna!
Beh…non sono state tutte rose e viole a dire il vero.
La bici non ha un tetto, i ripari in caso di pioggia sono
comunque di fortuna, gli imprevisti e le forature sono sempre in agguato e noi non siamo molto a
nostro agio negli hotels.
Ma tutto si sopporta, soprattutto se tra le persone c’è feeling ed amicizia e se ci si contenta di poco.
Spesso basta il paesaggio, la varietà dei luoghi, dei cartelli stradali, o anche solo il sentir parlare una
lingua diversa dentro ad un bar per la colazione.
Certo, se il tempo non aiuta non è il massimo della comodità, e noi di pioggia ne abbiamo presa
davvero parecchia!
Addirittura una mattina, verso le cinque e mezzo, abbiamo dovuto sbaraccare in fretta e furia
l’improvvisato camping (rigorosamente “selvaggio”, senza strutture ma dove ci capitava e a seconda
della nostra stanchezza) perché la pioggia aveva estirpato la tenda dell’Enrico!
E un’altra volta, poi, ci siamo dovuti sistemare nella tarda serata davanti ad un disco-bar che credevamo chiuso…e che invece ha aperto alle due di notte e ci ha tenuto svegli fino alle sei! Non ce l’ha ordinato il dottore di andar a zonzo a quel modo, e non nego che in un paio di occasioni ho rimpianto qualche doccia calda! Ma la Spagna non doveva essere il Paese del sole sempre e dovunque?! Ad un passo dal Marocco, non dovremmo aver patito un caldo cane in stile deserto africano?! Tant’è, quando sei in giro pigli su quel che trovi, e non possiamo certo dire di aver avuto fortuna. Il nostro itinerario, accuratamente improvvisato, ci ha portato da Granada a Valencia per tutta una serie di stradicciole interne affascinanti e solitarie.
Lasciandoci alle spalle la Sierra Nevada bellissima ma un po’ troppo impegnativa per i nostri gusti, ci
siamo letteralmente immersi in un paesaggio di piccoli e raminghi paesini, con un’impressionante
alternanza di zone desertiche, coltivate ad aranci o mandorli, canyons di stampo Arizona, conifere nei
passi di 1000 metri che di tanto in tanto affrontavamo.
Fonelas, Guadix, Baza, Caniles, la vicina Sierra Espuna… nomi poco noti per non dire sconosciuti, quasi
anonimi, rigorosamente fuori dalla Costa Brava e distanti da qualsiasi rotta turistica!
Insomma, una immersione completa e totale in zone fuori mano e defilate.
Che bello!! A distanza di due mesi sono qua a riguardarmi le foto e a gioire ancora per quanto visto e vissuto! Come non ricordare la prima foratura all’Embalse del Negratin, invaso artificiale di acqua in fondo ad una valle bellissima, che ci ha fatto perdere giusto il tempo esatto per pigliarci mezz’ora di acqua a catinelle e farci ….o la valle coltivata a pioppo da carta di Fonelas, dove abbiamo destato la curiosità di tutti i bambini del paesino accorsi in massa a vedere questi due zingari in perenne movimento! Lì ci siamo accampati, durante una serata inaspettatamente calda, sopra una collinetta distante dalle zanzare che dava su di un panorama “grande”, sterminato e solitario! O l’ultima tappa in salita fino a Tarbena, dove sono arrivato stremato, compensata poi dalla discesa finale fino a Dènia, sul mare… ….e quella sera, ve l’assicuro, dopo tanta fatica e con una birra bevuta al porto, il mare era davvero tutto nostro!
I kilometri? NON SI CONTANO!!
La fatica?! PASSERA’!!
Non importa, non siamo qua per fare “La Prestazione”, i record, i tempi al cronometro!
Siamo qua per viaggiare, per dilatare la nostra giornata
fino a sera tardi, per dipanare dietro di noi strade, case,
paesaggi e soprattutto gente, volti, sorrisi.
Il nostro è un moto continuo, scandito non tanto dalle
pedalate o dai kilometri scritti sui cartelli, quanto dal
pensiero delle cose belle lasciate dietro e di quelle
altrettanto stupende che ci aspettano alla prossima
curva, alla fine del rettilineo, dove le strade si
incrociano e i nomi dei paesini prendono la carta
d’identità!
“Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero
lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi,
saranno sempre due marinai” (De Gregori “Compagni di Viaggio”)
Cosa avrei fatto senza l’Enrico? Penso niente di tutto ciò! Quando si viaggia in due non è così
immediato andare d’accordo.
A volte la stanchezza gioca brutti scherzi, soprattutto nel mio caso in quanto lui non era mai stanco! Enrico è eccezionale, un compare di fatiche esperto, prudente e “sgamato” con cui andare in capo al mondo senza passare dal via! Un grazie a lui di cuore, per l’aiuto “tecnico”, per le preziose parole di incoraggiamento nei momenti “no”, e per le emozioni impagabili! La facciamo l’ultima citazione?! Ma sì, dài : “La felicità è reale solo se condivisa” (Chris Mc Candless, dal film “Into the Wild”)
Buon viaggio a tutti…in attesa del prossimo!